
RELAZIONE STORICA
Premessa
Al centro del Piemonte vi è un territorio particolarmente ricco di testimonianze storico-architettoniche che si sono conservate per mille anni: le chiese romaniche del Monferrato(1). Caratterizzate dalle piccole dimensioni, dall’alternarsi di superfici in cotto e in pietra arenaria magistralmente scolpita, di consueto a navata unica, furono costruite quali chiese di villaggi, oggi quasi tutti scomparsi, in un arco di tempo definibile tra l’XI e l’inizio del XIII secolo.
La piccola chiesa dei santi Sebastiano e Fabiano fa parte a pieno titolo di questo corpus dalle incredibili valenze storiche ed artistiche: sita sul colle dell’antico villaggio scomparso di Caxio (secolo XII), più volte ricostruita e modificata riutilizzando in parte i materiali originari, è il risultato straordinariamente equilibrato della fondazione romanica, ancora presente nel lacerto della base in arenaria dell’abside; di una fase quattrocentesca in cui i materiali fittili sono l’elemento estetico caratterizzante, unitamente agli affreschi della volta a semicatino absidale.
NOTE: 1. Definita scuola del Monferrato per la prima volta da Arthur Kingsly Porter nel 1917 A. K. PORTER, Lombard Architecture, New Haven 1917 (ed. cons. New York 1967), I, pp. 147-149, il quale evidenziò il vivace uso decorativo della cromia mattone/arenaria. Nell’astigiano fu eseguito un fondamentale censimento pubblicato in PITTARELLO L., a cura di, Le chiese romaniche delle campagne astigiane. Un repertorio per la loro conoscenza, conservazione tutela, Asti, Provincia di Asti, (1984) 1998.
A cui si somma l’ultima fase rilevante della fine dell’Ottocento, allorchè l’architetto conte Edoardo Arborio Mella di Vercelli, uno dei primi studiosi del romanico piemontese1, intervenne modificando l’interno e ricostruendo la facciata principale in stile “neoromanico”. Le complesse vicende dell’edificio accentuano nel visitatore un giustificato desiderio di approfondimento circa le dinamiche storiche che tanto influirono su di esso. In epoca medievale, da numerosi documenti piemontesi del XII secolo si deduce che il popolamento delle campagne non veniva lasciato al caso: nel 1191 i canonici di San Solutore a Torino pagano 500 lire di buona moneta a diverse famiglie nobili del chierese per trasferire homina nelle terre di Santena. Analogamente tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento il territorio compreso tra Scandeluzza, Montiglio e Rinco, oggetto di forti dispute tra il marchesato del Monferrato, il comune di Asti e il contado di Cocconato, subì una sorte simile: il villaggio di Caxia (o Cazio), in cui sorgeva la chiesa dei Ss. Sebastiano e Fabiano, fu abbandonato poichè gli abitanti vennero costretti a forza, dai signori di Montiglio alleati dei Monferrato, a trasferirsi nel luogo di Scandeluzza con “… fortalicia bona e fortis…”, vale a dire in un sito incastellato. Fu probabilmente questo evento ad accelerare la decadenza dell’originario edificio romanico, citato erroneamente nel registro delle chiese della diocesi di Vercelli del 1298 come la chiesa di Santo Stefano de Caxio(2) e a dare inizio alle successive riedificazioni.
Nel 1348 la chiesa compare censita nel registro diocesano come appartenente alla potente Pieve di San Lorenzo di Montiglio, con la titolatura corretta a San Sebastiano, ed utilizzata per la terra consacrata che la circondava, come chiesa cimiteriale, quale del resto è la sorte della maggior parte delle chiese dell’epoca. Ma i secoli passano e la collina tende ad erodersi vuoi per la composizione argillosa, vuoi perché i lavori dei campi, con le arature, dove il suolo non è edificato intaccano via via gli strati del terreno, favorendone l’abbassamento. Tanto che la piccola chiesa all’inizio del Quattrocento deve essere quasi completamente ricostruita, solo l’abside resta nella posizione originaria, si sposta l’asse longitudinale dell’aula verso nord (zona facciata), proprio per ovviare allo smottamento della collina verso sud, come denota l’attuale aspetto orografico del sito, da cui risulta che l’angolo sud-ovest è sul bordo eroso, erosione accentuata anche dalla presenza del viottolo di accesso all’edificio stesso, oggi consolidato dalla costruzione negli anni ‘80 del Novecento di muri di contenimento.
NOTE: 2. SETTIA A., Chiese e insediamenti nella diocesi vercellese «ultra padum»: le pievi occidentali, in FASSINO G., ZAMPICININI F., a cura di, Chiese e vita religiosa a Cocconato. Storia, arte, tradizioni in un territorio di confine del Piemonte centrale, Castelnuovo D.B., 2017, pp. 3-36, l’autore indica come decisamente erronea la titolatura a Santo Stefano.
FASE ROMANICA
La zona superiore della base dell’abside, interrata per circa 30 centimetri, e il numero e le dimensioni degli elementi di reimpiego suggeriscono l’esistenza in origine di una piccola chiesa ad aula unica con abside semicircolare di circa m 1,90 di raggio paragonabile alle absidi delle chiese romaniche di San Vittore di Montemagno (AT), di San Lorenzo di Tigliole (AT) e di San Giorgio di Masio ad Aramengo(3). Dai conci lapidei reimpiegati nella muratura possiamo dedurre che la fascia sottocornicione era arricchita da archetti monolitici di arenaria come facilmente riscontrabili nelle chiese romaniche della scuola del Monferrato ascrivibili all’ XI e XII secolo(4), nelle vicinanze la chiesa di San Bartolomeo a Camerano Casasco (AT). Altri conci scolpiti ad archetti pensili a semplice monolite sono incastonati nella parete nord, compresi i due bei semicapitelli con cornucopia, in arenaria, che nella chiesa originaria (per confronto inizio XII secolo) dovevano appartenere alle due semicolonnine dell’abside, secondo lo schema compositivo ricorrente nelle chiese romaniche del Monferrato, quale tra le altre la vicina San Nicolao di Settime.
NOTE: 3. MACERA M., Le chiese a confronto: osservazioni sull’organizzazione planimetrica e su alcune soluzioni tecniche costruttive, in PITTARELLO L., a cura di, Le chiese romaniche delle campagne astigiane. Un repertorio per la loro conoscenza, conservazione tutela, Asti, Provincia di Asti, (1984) 1998, pp. 263-275. 4. SALERNO P., Le chiese a confronto: note sugli elementi tipologici delle absidi, in PITTARELLO L., op. cit., pp. 276-293.
FASE QUATTROCENTESCA
Una lapide posta all’interno, probabile frutto della trascrizione –ottocentesca- sommaria di quella originaria, recita che l’edificio fu edificato nel ... (mille) 427 e consacrato il 15 maggio (mille) 429. Infatti le forme odierne, pur conservando l’orientamento classico medievale est-ovest e il volume ad aula unica con abside semicircolare, sono quattrocentesche e vagamente goticheggianti, si veda l’arco a sesto acuto dell’apertura sul lato sud. Di grande eleganza il coronamento dell’abside a doppio giro di archetti fittili, pensili, su piccole mensole sempre in cotto variamente modellate, concluso da una splendida cornice in arenaria scolpita a fogliami proveniente probabilmente dalla prima chiesa romanica. All’inizio dell’Ottocento, 1817, un ignoto visitatore rileva negli affreschi interni dipinti in corrispondenza dell’abside e raffiguranti il Cristo Benedicente in mandorla tra i simboli degli Evangelisti, da San Sebastiano e San Fabiano, la firma “de Pillis” attualmente scomparsa. Si tratterebbe dello stesso maestro che dipinse gli interni del San Pietro nel comune di Portacomaro, lavorò nella cappella dell’arcangelo Michele nella Collegiata di Secondo in Asti e alla Madonna di Viatosto, sempre in Asti(5).
NOTE: 5. RAGUSA E., Scandeluzza, Chiesa dei Santi Sebastiano e Fabiano, in PITTARELLO L., op. cit., pp. XX, XXXV, XLI-XLII.
Dal 1474 data della costituzione della Diocesi di Casale, sotto cui passò San Sebastiano, la chiesa è sempre intitolata ai Santi Fabiano e Sebastiano, continua ad essere la chiesa del cimitero di Scandeluzza, la parrocchiale è nel villaggio sull’altura ad est ed è dedicata a Santa Maria, ma nel tempo decade tanto che nel 1584 il visitatore apostolico monsignor Carlo Montiglio ordina che si taglino gli alberi nel cimitero e che si rifaccia il pavimento. Al 1676 risalgono nuove riparazioni e la costruzione delle lesene dell'aula(6).
NOTE: 6. ALETTO C., Chiese extraurbane della diocesi di Casale Monferrato.Repertorio storico-bibliografico degli edifici di culto, San Salvatore M.to 2006, pp. 240-241.
FASE OTTOCENTESCA
Risale al 1829 l’altare in muratura decorato a finto marmo e arricchito da stucchi firmato, in corrispondenza del pilastrino destro, da Domenico Tabacchi. Lo stesso Domenico Tabacchi, stuccatore itinerante di origini lombarde, che in quel periodo costruisce e decora gli altari delle chiese parrocchiali del vicino Colcavagno (AT) e di Montafia (AT)(7)
e della chiesa di San Martino a Bonvino di Cocconato(8) (AT). Firma “Domenico Tabacchi 1832”, questa volta nella zona a sinistra della base, l’altare maggiore della confraternita di San Rocco a Cortazzone; allestisce l’apparato decorativo della chiesa di Sant’Agata di Cardona fraz. di Alfiano Natta (AT)(9), lavora a Monbaruzzo (AT) e costruisce e decora l’altare dedicato a Sant’Antonio da Padova nella chiesa parrocchiale di San Grisante di Crescentino (VC). In seguito il piccolo edificio continua ad essere oggetto di importanti interventi e nel 1875 l’architetto conte Edoardo Arborio Mella(10) di Vercelli oltre ad un restauro generale dell’intera chiesa ricostruì completamente la facciata in stile neoromanico, compreso i portoncino ligneo, e parti delle pareti laterali, sostituì le volte interne rilevate dal geometra scandeluzzese Alessandro Piglia(11) con il tetto a vista odierno in cui le capriate risultano incastonate in un tavolato ligneo elegantemente decorato a tempera. Preziosi sono i suoi disegni realizzati fedelmente, conservati presso l’archivio storico del Museo Leone di Vercelli dove sono parte del fondo Istituto di Belle Arti del luogo, istituto fondato dal padre l’architetto Carlo Emanuele Mella(12).
Le pitture che ornano la zona superiore all’arco di trionfo, raffiguranti la Madonna Addolorata, e le pareti furono decorate da Cesare Pifferi(13) (freschista) nel 1876 come compare nella scritta autografa collocata all’imposta destra dell’arco.
Malgrado il vincolo monumentale risalente al 1908, negli anni ’30 del Novecento da una fitta corrispondenza tra la Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna per il Piemonte e la Liguria e il Podestà di Scandeluzza emergono le pessime condizioni dell’edificio, a cui probabilmente non si ovviò tanto che nel 1957 la Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte scrive al Sindaco di Scandeluzza che la chiesa minaccia di crollare, soprattutto nella zona dell’abside(14).
NOTE: 7. CAPPELLINO M., Schede descrittive delle chiesa parrocchiali d Cortazzone, Montafia, in: CROCE V. a cura di, Tra gotico e neogotico. Le chiesa parrocchiali astigiane, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2012, p. 208, pp. 261-263. 8. CAPPELLINO M., Chiesa di San Martino in Bonvino, in FASSINO G., ZAMPICININI F., a cura di, Chiese e vita religiosa a Cocconato, op. cit., pp. 199-206. 9. ALETTO C. , Chiese extraurbane della diocesi di Casale Monferrato. Repertorio storico-bibliografico degli edifici di culto, San Salvatore M.to, 2006, p. 49-50. 10. Il conte Mella fu uno dei primi e più importanti studiosi ottocenteschi del romanico del Monferrato, condusse per le campagne astigiane lo studioso francese Ferdinand De Dartain e analizzò minuziosamente le chiese di San Lorenzo di Montiglio, San Secondo di Cortazzone e Santa Fede di Cavagnolo TO. Soprattutto si occupò del restauro di importanti monumenti quali il duomo di Alba, la collegiata di Chieri, il duomo di Ventimiglia, il duomo di Alessandria, vd. A.A.V.V., Edoardo Arborio Mella (1808-1884). Mostra commemorativa, ed. Museo Camillo Leone, Vercelli 1985. 11. Il rilievo di Alessandro Piglia è conservato con i progetti del Mella, Archivio Museo Leone Vercelli, Fondo Istituto Belle Arti, coll. B. III. 12, disegno china su carta, cm 47,3x32, “Scandeluzza: studi chiesa di S. Sebastiano”. 12. Si tratta di due elaborati: Archivio Museo Leone Vercelli, Fondo Istituto Belle Arti, coll. B. III. 12, “ Scandeluzza : studi su travature e decorazioni chiesa di San Sebastiano” , inchiostro su carta, cm 38,8x54 e “Scandeluzza : studi per il restauro della chiesa di San Sebastiano”, china su carta, cm 39x54. 13. Cesare Pifferi nello stesso periodo (1876) decorò le pareti interne della parrocchiale di S. Giulio ad Altavilla Monferrato (AL), da ALETTO C., Chiese extraurbane .. op. cit., pag. 15. 14. Archivio storico Comune di Scandeluzza, Fald. 547, fasc.3:Cappella di San Sebastiano
Tranne che per un puntellamento dell’abside eseguito nel 1979(15) da parte della Soprintendenza, bisognerà attendere la metà degli anni ’80 con il censimento delle chiese romaniche dell’astigiano promosso da Provincia di Asti, dal Ministero dei Beni Culturali e dalle Soprintendenze allorchè una campagna di rilievi, indagini storiche e soprattutto indagini sullo stato del degrado dei piccoli fabbricati venne effettuata a tappeto e permise di essere consapevoli che si stava perdendo un fondamentale patrimonio storico-architettonico unico in Piemonte. A San Sebastiano venne attribuito un indice di degrado di 70 su 100: tra i peggiori stati di conservazione delle chiese esaminate e gli enti pubblici iniziarono ad intervenire nel 1987 con l’allora Provveditorato per le Opere Pubbliche venne effettuato il cerchiaggio dell’abside al fine di ovviare all’apertura in spicchi della struttura semicircolare. Nel 1988 il Ministero fece eseguire 14 micropali con altezze variabili tra m 7,50 e m 15 con acciaio e malta ad alta resistenza(16). Successivamente nel 1991 (contributo Ministero Beni Culturali) venne consolidato e restaurato l’affresco quattrocentesco della volta dell’abside(17), sia pur conservando estese lacune nei punti in cui non esisteva più l’intonaco dipinto, crollato nei secoli.
A distanza di trent’anni 2023-2024 è stato realizzato un nuovo restauro della copertura, compreso il tavolato dipinto attaccato dai ghiri, degli affreschi, di alcune parti lapidee del portale e del portoncino d’ingresso. L’intervento ha coinvolto gran parte dell’edificio andando a sanare il degrado prodottosi nel tempo.
arch. Marina Cappellino
NOTE: 15. INZERRA S., Note di aggiornamento sui cantieri di restauro 1984/1991 e iniziative in corso, in PITTARELLO L., a cura di, Le chiese romaniche delle campagne astigiane. Un repertorio per la loro conoscenza, conservazione tutela, Asti, Provincia di Asti, (1984) 1998, pag. 353. 16. chema della palificazione è in: “CANTIERI”Interventi straordinari negli edifici colpiti da avversità atmosferiche, MIBAC Soprintendenza del Piemonte, Quaderno n. 2, 1987-1989, pp. 64-65. 17. Vedi nota 15
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CHIESA ROMANICA SS. SEBASTIANO E FABIANO
Scandeluzza | Montiglio Monferrato | Asti
